martedì 25 ottobre 2011

Il sangue scorre sul fiume Massacro

Nella zona di frontiera tra Haiti e la Republica Dominicana esiste una città chiamata Dajabon, zona in cui due volte a settimana viene fatto un mercato (molto molto esteso)  sia dell'usato in cui viene venduto principalmente ciò che i ricchi fratelli statunitensi donano ai "meno fortunati" (ciò che a voi non serve a noi sarà di grande aiuto), sia la merce generica che viene scambiata fra haitiani e dominicani, tradizione che affonda le sue origini nell'epoca coloniale quando le popolazioni contabbandavano fra loro prodotti proibiti dagli spagnoli.
I cittadini haitiani che attraversano la frontiera per vendere la loro mercanzia, hanno un permesso limitato ad un lasso di tempo di alcune ore, dopodichè dietrofront e si ritorna in patria. Neanche a dirlo, la frontiera è fortemente militarizzata, presidiata costantemente da militari dominicani armati, ma non per questo limite invalicabile: ancora oggi Dajabon è il principale punto di accesso alla Repubblica Dominicana per i clandestini haitiani che vogliono fuggire dal proprio paese.
Ciò che delimita il punto di separazione fra i due paesi che formano l'isola di Hispaniola è un fiume il cui nome originario era Dahabon e che oggi si conosce con il nome di Rio Masacre (fiume Massacro), nome che rimanda al massacro di haitiani compiuto nel 1937 per ordine del presidente/dittatore dominicano Trujillo. Uomo dai modi decisamente poco urbani, ordinò una pulizia etnica che ebbe la durata di 11 giorni ed alla fine della quale il numero di haitiani sterminati ammontava a 15 mila uomini.
Tutti coloro che non riuscivano a pronunciare la parola spagnola perejil (prezzemolo) venivano giustiziati.
Si racconta che nel corso del suddetto massacro, il sangue grondante dai corpi degli haitiani trucidati che cadevano nel fiume, rese il fiume completamente rosso, da lì il nome di Rio Masacre.

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